Dog Soldiers by Robert Stone

Dog Soldiers by Robert Stone

autore:Robert Stone [Stone, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Minimumfax


Converse rimase deluso dall’avvocato.

Aveva ciuffi di capelli grigi che partivano dalla pelata e gli scendevano fino alle spalle, donandogli l’aspetto di uno scienziato pazzo in un vecchio cartone animato. Quando Converse gli raccontò delle sue avventure nel tinello del motel, l’avvocato scrollò le spalle e gli rivolse un sorriso irritante. Converse ebbe l’impressione di non piacergli e di non suscitare in lui alcuna empatia.

«Niente di nuovo», gli disse l’avvocato. «È così che sbrigano queste faccende».

Gli spiegò poi che se avesse voluto rivolgersi alle autorità per rilasciare una testimonianza avrebbe di certo potuto farlo, ma sarebbe stato meglio rivolgersi a un avvocato che avesse i contatti giusti con l’ufficio del procuratore. Gli disse anche che ovviamente avrebbe dovuto procedere con la massima cautela, senza accettare incontri privati con sconosciuti, e fare tutto il possibile per proteggere se stesso e la sua abitazione. In caso di arresto, gli ricordò, aveva diritto a una telefonata.

Apparentemente, notò l’avvocato, Converse era un convinto individualista, il che era un bene perché gli avrebbe permesso di rimanere a galla.

Disse proprio «a galla».

Converse si era spalmato della vaselina sull’orecchio, che aveva in seguito bendato con ovatta e garza. Camminava per Van Ness Street evitando gli sguardi. Aveva passato parte della notte sul pavimento del motel e il resto a Berkeley nella cameretta di Janey, sotto il disegno del diavolo. Quel mattino era poi andato in ufficio a prendere la clorpromazina che Douglas Dalton teneva nel cassetto per trattare il delirium tremens. Diceva che a volte funzionava.

Tranquillizzatosi, Converse seguì la strada come un sonnambulo fino ad Aquatic Park e si sedette su una panchina tra buttafuori che si allenavano e ballerine in topless con i pannelli abbronzanti sotto il mento. Alcune delle ragazze lo eccitavano, ed eccitandosi pensava prima a Charmian e poi a Marge. L’intensità del desiderio lo sorprese. Dopo un po’ iniziò a provare un curioso senso di disprezzo per quelle voglie e per le donne che le ispiravano, ma non sentiva rabbia. Non c’era niente che gli suscitasse rabbia. Pian piano, pensò, non avrebbe più provato neanche paura. Trovava molto difficile immaginarsi intrepido, come immaginare l’aldilà.

Dopo aver riposato per circa un’ora decise di andare a parlare con June.

Il San Franciscan era una struttura di blocchi metallici a colori pastello costruita a forma di cuneo in modo che su entrambi i lati le griglie di finestre affacciassero sul porto. Da una parte si vedeva Alcatraz, dall’angolo opposto la Coit Tower e il Bay Bridge. Nella lobby c’erano dei tizi in costume da ussaro, molti dei quali messicani.

La camera di June era in fondo a un immacolato corridoio senza finestre; sopra la porta c’era una telecamera di sorveglianza a circuito chiuso.

June rifiutò di aprire la porta finché Converse non fece scivolare sotto l’uscio la sua tessera gialla e rossa da corrispondente estero.

«Perché non mi hai chiamata prima?», gli chiese June. Aveva i capelli biondi e le lentiggini sul viso da bambina, e indossava un paio di aderenti Levi’s un po’ consumati sotto una canotta con disegni di ancore.



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